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lunedì 1 novembre 2010

I risultati del Census of Marine Life (coml)

Il progetto MAR-ECO è partito nel 2000, e si tratta di una ricerca internazionale che fa parte di un progetto più ampio il Census of Marine Life, con lo scopo di fare un censimento delle numerosissime specie di animali marini. Le acque interessate da MAR-ECO sono state quelle nelle vicinanze della dorsale medio atlantica, una catena montuosa sottomarina che divide l’oceano atlantico in due, da nord a sud.
Le specie prima non conosciute e scoperte attraverso questa ricerca sono numerosissime.
I risultati sono disponibili dal 4 ottobre, e nel complesso quelli del Census of Marine Life sono molto interessanti : in questa ricerca hanno collaborato per 10 anni 2700 scienziati di 80 paesi, sono state individuate 250.000 nuove specie, e pubblicati 2600 articoli scientifici a riguardo. Della nuove specie circa 17.000 appartengono al bacino del Mediterraneo.
Tra le nuove specie scoperte c’è questo granchio freccia (Stenorhynchus seticornis), le sue zampe sottili sono lunghe  tre volte il resto del corpo, ed è stato osservato negli oceani che circondano le antille Olandesi.


Tra le creature più curiose c’è il pesce scatola o pesce cofano (Ostracion cubicus). Ha questa forma particolare perché il suo corpo è dotato id un esoscheletro protettivo che lo riveste interamente, escluse le pinne. Come arma difensiva è anche in grado di secernere muco tossico.

Questo è il calamaro di vetro e appartiene alla famiglia delle Cranchiidae . il corpo è cosparso di pallini a pois, che gli permettono di mimetizzarsi, con scopo difensivo. Inoltre alla luce del sole diventano praticamente invisibili, da giovani, poi da adulti si trasferiscono a grandi profondità negli oceani, anche 2.000 metri.


Queste a lato sono le uova che racchiudono i piccoli di alcuni polpi giganti del Pacifico  (Enteroctopus dofleini). La madre di questi polpi muore subito dopo la schiusura delle uova, una cosa non inusuale per i Cafalopodi. Una femmina depone tra le 18.000 e le 100.00 uova, la cui grandezza iniziale è simile ad un chicco di riso.
Questo è il polpo ad anelli blu (Hapalochlaena lunulata), che infatti presenta su tutto il corpo dei cerchietti di un blu acceso. È stato osservato nell’oceano Indiano, ed è lungo 20 centimetri. Tuttavia è molto velenoso, con un morso inietta un veleno letale da uccidere un uomo.

Fonte : [ www.focus.it ]

sabato 30 ottobre 2010

I tesori del palazzo reale rinvenuti a Batrawy

 
A giugno in Giordania degli archeologi italiani della missione archeologica italiana promossa dall’Università “la Sapienza”, hanno rinvenuto 4 asce risalenti ad un periodo intorno al 2300 a.C. . Esse erano una parte del tesoro del palazzo reale della città di Batrawy, che fu distrutta proprio nel 2300 a.C. dopo un assedio che si concluse con l’incendio della cittadina. Le rovine stesse della città sono state rinvenute nel 2004 . Questi importanti ritrovamenti adesso hanno già ricevuto un restauro e sono state esposte per la prima volta a Roma il 25 ottobre. Insieme a queste asce sono state ritrovate giare, un tornio da vasaio e vasellame. Le analisi hanno anche dimostrato che 2 di queste asce non furono mai utilizzate e erano solo simbolo del potere regale.
Fonte : [ www.lswn.it ]

martedì 21 settembre 2010

Proprietà della salvia

La salvia è una pianta sempreverde che cresce in Europa, preferibilmente nel clima mediterraneo. Fin dall’antichità è stata usata come medicinale e in cucina, come aromatizzante. Il suo uso nella medicina antica viene indicato già nel nome, che deriva dal latino “salvus”, cioè ”sano”. 

Anche la medicina odierna riconosce alla salvia alcune proprietà salutari. Ha proprietà antinfiammatorie, inoltre favorisce la digestione e cura le via respiratorie. Permette anche la prevenzione del diabete mantenendo sotto controllo la glicemia. La medicina del passato la usava anche per curare l’insonnia, i forti mal di testa, e contro la depressione.
La salvia viene anche adoperata in campo cosmetico, per preparare olii essenziali. Spesso si trovano nei supermercati i dentifrici a base di salvia, infatti sembra che la salvia possa avere un’azione sbiancante sui denti.

martedì 14 settembre 2010

- Proprietà del miele & storia dell'apicoltura -


STORIA DELL’APICOLTURA : I primi alveari costruiti dall’uomo risalgono al 6000 a.C. . Si ha notizia che intorno al 3000 a.C. i primi apicoltori si muovessero lungo il Nilo con i loro alveari seguendo la fioritura dei fiori. Gli Egizi depositavano vasetti di miele anche nelle tombe dei faraoni, e quando questi sono stati rinvenuti, il loro contenuto era pressoché intatto. In Egitto il miele veniva usato a scopi medicinali, per curare i disturbi digestivi, oppure per preparare unguenti da spalmare sulle ferite.
Anche la Bibbia ci testimonia l’importanza che il miele ha avuto nel mondo antico. Il miele veniva consumato dagli Ebrei, dai Sumeri, che lo usavano non solo come alimento ma anche per maschere e creme di bellezza le cui ricette sono giunte fino a noi. Anche i Babilonesi come popoli del medio oriente  apprezzavano il miele, soprattutto in cucina. Dal Codice di Hammurabi (1792-1750 a.C.) apprendiamo anche che rubare il miele da un alveare era considerato un grave delitto, si capisce che i babilonesi come gli egizi praticavano l’apicoltura.
Sono stati gli Ittiti, tra i popoli orientali, a tramandarci altre importanti notizie sul miele, e in particolare dal nome con cui essi lo indicavano nei loro scritti, “melit”, deriva il vocabolo attuale, “miele”.
Dopo questi popoli antichi, altri popoli, come i Greci, ebbero modo di apprezzare le proprietà del miele. Omero parla della raccolta del miele selvatico nei suoi poemi. Pitagora diceva ai suoi seguaci che se volevano vivere a lungo dovevano cibarsi di pane e miele. Si ritiene però che i Greci non praticassero l’apicoltura, perché leggendo Aristotele apprendiamo che secondo i Greci il miele cadeva dal cielo. Inoltre i Greci consideravano il miele il “cibo degli dei”, e come tale era un alimento fondamentale da presentare nelle offerte agli dei.
Anche i Romani come i Greci, usarono abbondantemente il miele nella loro alimentazione. Il miele era così richiesto sulle tavole che esso veniva importato a Roma, insieme alla cera, usata per esempio sulle tavolette per scrivere. Per esempio il uno dei luoghi da cui il miele veniva importato era l’isola di Malta, che dai Greci veniva chiamata “Melita”, a partire da un’altra parola greca “melisse”, che significa “ape”. Il miele a Roma era fortemente richiesto perché i Romani non conoscevano lo zucchero, e quindi l’unico dolcificante usato era il miele. Si preparavano pani dolci con il miele, la birra con il miele e il vino con il miele, detto “idromiele”. Ma il miele veniva anche usato per preparare salse e per le conserve. Oltre che in campo alimentare, l’uso del miele, a scopo terapeutico, era diffusissimo. L’imperatore Augusto ripeteva che il segreto della sua lunga vita era “miele dentro e olio fuori”. Anche Virgilio nelle Georgiche ci ha tramandato molte notizie sulle conoscenze dei Romani riguardo al miele e le api.
I popoli germanici, come i Germani e gli Slavi, praticavano l’apicoltura sugli alberi. Così come praticavano l’apicoltura anche i Celti, che lasciavano dolci con il miele nelle sepolture dei reali, e usavano il miele anche come forma di pagamento.
Oggi il miele viene ancora molto apprezzato per esempio in India. Gli scritti indù citano spesso il miele come simbolo di bontà, di bellezza e di virtù. Inoltre l’antica medicina indiana prevede un forte utilizzo del miele per curare i malanni.
Solo con la scoperta dell’America, fu introdotta in Europa la canna da zucchero e quindi lo zucchero che da essa veniva ricavato. Fino al 1492 quindi il miele non ebbe rivali, come dolcificante. Inizialmente si credette che lo zucchero avesse proprietà superiori a quelle del miele, inoltre poiché costava di meno, lo zucchero ebbe una rapida diffusione.
Infine a partire dal 1747 si iniziò ad estrarre lo zucchero dalle barbabietole, è questo il comune zucchero da cucina che generalmente viene consumato sulle tavole, e si è imposto anche più radicalmente dello zucchero di canna.
Il miele è un alimento prodotto dalle api, a partire dal nettare o dalla melata.
Il miele di melata. La melata è una sostanza ricca di zucchero e di acqua che viene depositata sulle piante se queste vengono punte da insetti che succhiano la linfa di quest’ultima. Tuttavia la linfa è troppo nutriente per la loro alimentazione, quindi la depositano sulle foglie, ciò che viene depositato è appunto la melata. Piante del genere sono la quercia, il castagno, il pino. Gli zuccheri della melata sono zuccheri della pianta e zuccheri che vengono secreti dall’insetto. La melata viene succhiata dalle api e la portano nell’alveare.
Il miele di nettare. È il miele che viene prodotto dalle api le quali succhiano il nettare del fiore. Esistono molte varietà di miele di nettare perché i fiori da cui il nettare viene succhiato possono essere molto diversi. Questo tipo di miele si dice monofiore se contiene almeno per il 45% il nettare di un solo fiore, altrimenti il miele si dice millefiori. Esistono oltre 300 varietà di miele prodotte in Italia.
PREPARAZIONE : nell’alveare il nettare o la melata passano da un’ape all’altra per circa 20 minuti in totale, in questo modo gli zuccheri subiscono trasformazioni per opera di enzimi secreti dalle api e si forma il miele, allo stesso tempo molta dell’acqua iniziale evapora, e il miele diventa più concentrato. Allora le api depositano il miele goccia a goccia nelle celle dell’alveare che vengono poi chiuse con la cera, e dove il miele diventa ancora più concentrato.
COMPOSIZIONE : il miele si compone di acqua(17%), glucosio(30%), fruttosio(40%) e altre sostanze in piccole quantità(proteine, grassi, minerali e vitamine). Il fruttosio è lo zucchero più abbondante. Esso rappresenta energia a lunga durata perché deve prima essere trasformato per poter essere usato dal nostro organismo, quindi il miele è un alimento adatto agli atleti che devono iniziare una gara. Il miele contenendo grandi quantità di zuccheri e avendo pH acido, ha anche proprietà antibatteriche, per questo è un alimento a lunga conservazione. Può essere però alterato da umidità, calore o luce eccessiva.
Il fruttosio ha proprietà emollienti, e quindi può essere usato per disturbi respiratori e digestivi. Ha anche proprietà leggermente lassative. Favorisce inoltre lo smaltimento delle sostanze nocive da parte del fegato.
Sappiamo che comunque nel miele sono contenute altre sostanze anche se in quantità ridotte, quindi il miele è un alimento complesso e naturale, che può migliorare l’alimentazione quotidiana.
In generale il miele esercita un’azione benefica, grazie al fruttosio, sui muscoli, migliorando la resistenza. Sul fegato, dove ha un’azione protettiva. Sull’apparato digerente. Sui reni, avendo una lieve azione diuretica. Sul sangue dove ha funzione antianemica, infatti gli zuccheri semplici favoriscono l’assorbimento del ferro. E sulla ossa, favorendo la fissazione del calcio e del magnesio.
Contiene antiossidanti, i flavonoidi, ha un indice glicemico inferiore dello zucchero da cucina, e un potere dolcificante più alto di quest’ultimo, perché contiene il fruttosio.
Comunque il miele non è considerato un medicinale.

Il miele, in base al tipo di pianta a partire dalla quale viene prodotto, presenta particolari caratteristiche. 
Alcuni tipi di miele prodotti in Italia :
Il miele di erica : ha proprietà diuretiche e antireumatiche.
Il miele di rododendro : favorisce il sonno.
Il miele di tiglio : favorisce il sonno, ed è antispasmodico.
Il miele d’abete : favorisce la respirazione, e allevia l’affaticamento.

Bonne soirée !

domenica 12 settembre 2010

Le formiche regine e le formiche comuni : nuove scoperte sul loro DNA


La rivista Science ha pubblicato nuove interessanti scoperte sul DNA delle formiche. Emerge che le formiche regine hanno lo stesso DNA delle formiche comuni, solo che, dalle nuove scoperte è emerso che esso viene letto in modo diverso. In questo modo viene determinato il ruolo dell’insetto nella colonia, la sua longevità e il suo comportamento. 

Sembra che a determinare la diversa lettura sia l’attivazione o il silenziamento di appositi geni. Le formiche saltatrici e rodilegno hanno il 33% di DNA uguale a quello umano.
Fonte : [ www.galileonet.it ]

mercoledì 28 luglio 2010

L’emopressina è l’ormone che regola il ciclo veglia-sonno

Il Journal of Medicinal food ha recentemente pubblicato una importante scoperta che arriva dall’America. Risulta che l’ormone emopressina, secreto dalla ghiandola ipofisi, situata nel cervello, è in grado di regolare il ciclo sonno – veglia con il variare della sua concentrazione nel sangue. Questo ormone è contenuto nel succo di ciliegia, quindi si ritiene che bere succo di ciliegia possa guarire dall’insonnia.

La cucina nell'antica roma


Nell’antica Roma c’erano 3 pasti giornalieri, al mattino, al momento del pranzo e poi la cena. Durante la mattina e a pranzo, intorno alle 11.00 o 12.00, i Romani mangiavano uno spuntino in piedi; ma il pasto principale era la cena, che spesso era seguita da uno spuntino prima di andare a letto. Nel II secolo a.C. comparve il triclinium sul quale i ricchi consumavano i pasti. Ogni triclinio era formato da 3 divani e 1 tavolo con 3 gambe. Su ogni letto o divano erano sistemati dei cuscini e si potevano sdraiare fino a 3 commensali, per un totale di 9 per triclinio. I commensali si coricavano su un triclinio appoggiandosi con il gomito sinistro e mangiando con la destra. Mentre gli schiavi tagliavo i cibi.
I triclini spesso erano sistemati in apposite sale da pranzo dove gli ospiti più importanti sedevano vicino ai tavoli con maggiori portate. I Romani mangiavano con le mani, non usavano le posate, e per questo tra una portata e l’altra ogni commensale si lavava le mani con acqua e oli portati dagli schiavi. 
LA CENA: i ricchi a cena offrivano abbondanti banchetti di almeno 7 portate con lo scopo di mostrare la propria ricchezza a tutti i convitati. Queste cene vengono descritte per es. nel “Satyricon” di Petronio con la “cena di Trimalchione”, oppure dalle parole di Seneca : “Vomitano per continuare a mangiare e mangiano sino a vomitare” (“Vomunt ut edant, edunt ut vomant”). Questi banchetti frequenti ed eccessivi causavano conseguenze dannose per i ricchi come obesità, calcoli e problemi di stomaco. Per es. ci è giunta la testimonianza di un banchetto ai tempi di Caligola della durata di 12 giorni con oltre tremila invitati che venivano sfamati da oltre 100 cuochi, i quali preparavano cibo che solo in minima parte veniva mangiato e per lo più veniva vomitato. Spesso i commensali ordinavano altro cibo agli schiavi solo per gettarlo a terra. 
Sulla tavola dei ricchi venivano serviti cibi vegetali come la lactuca (insalata verde), i legumi (lenticchie, piselli, ceci) e carne di lepre, di coniglio, di pavone, di vari uccelli, di capretto e di oca. Oppure pesce come le triglie, le murene, gli storioni. Seguiva la frutta come mele e datteri. I dolci erano per lo più dulcia domestica, cioè pasticcini fatti in casa, come dactyli farsiles (datteri farciti), dulcia simulae (paste di semolino) e buccellae silinginae (bocconcini di segala). Inoltre lo zucchero in occidente all’epoca ancora non era conosciuto, quindi come dolcificante si faceva un grande uso del miele. Al contrario tra i condimenti l’olio di oliva, era già conosciuto e utilizzato molto. I legionari in marcia invece non facevano pasti abbondanti, consumavano però cibi sotto sale, condimenti, salumi e anche carne. 
Gli schiavi erano trattati come oggetti e sottoposti alla compra vendita, come il bestiame. Quello che consumavano lo ricevevano dal padrone in base al loro lavoro, e i compensi erano scarsi. Per es. Catone nel “De Agricultura” dice:   “Conserverai la maggior parte delle olive cadute; dopo condirai  le olive mature (da cui potrai ricavare pochissimo olio):le metterai da parte affinché durino molto a lungo. Quando le olive saranno mangiate metterai l’aceto e il garum. Metterai mezza libbra d’olio per ciascuno ogni mese è sufficiente dare un moggio di sale per ciascuno in un anno. “ 
LA CUCINA : per cucinare le spezie e il sale venivano usati abbondantemente. Venivano usate spezie e erbe aromatiche di molti tipi come : la santoreggia, il coriandolo, il levistico (sedano di montagna), il cumino, il timo, l’origano, il porro (tipo di aglio), il finocchio, lo zafferano. Oppure il pepe, l’alloro, lo zenzero, prezzemolo, maggiorana. Riguardo al sale era molto costoso, e comunque molto importante nella cucina romana, e nel mondo romano infatti spesso anche la paga dei soldati veniva completata on razioni di sale. Il sale era fondamentale anche per conservare i cibi. Esso era molto diffuso, per es. i Romani erano abituati a mangiare pane con il sale, spesso insieme alle spezie che venivano importate dall’Asia e dall’Africa. Anche se essendo molto costose per lo più le spezie venivano consumate dai ricchi. La spezia più diffusa e usata era il pepe nero, bianco o lungo, e se ne faceva largo uso per cucinare la carne, la verdura e anche per i dolci. Lo zenzero invece era raro e costoso e si consumava non essiccato. Incenso e mirra venivano per es. usati per profumare i vini. 
BEVANDE: alla fine della cena si beveva il vino rosso o bianco. In genere andava filtrato con un passino perché non era limpido e veniva allungato con l’acqua per renderlo più leggero. I vini avevano delle targhette sulle anfore che ne indicavano la data di produzione e la provenienza, per evitare gli imbrogli. I vini a volte erano anch’essi, come le pietanze, aromatizzati con le spezie, come mirra, incenso, cannella, zafferano. Accanto al vino altre bevande erano: 
1)      La posca: acqua mista a vino inacidito. 
2)      Gustaticium: un aperitivo che si beveva mescolato al miele. 
3)      Passum : un vino fatto con uva secca usato come medicina. 
4)      Lora: bevanda ricavata dalla fermentazione delle vinacce con acqua dopo la vendemmia.
CEREALI & PANE: Alla base del pasto romano quindi c’erano legumi, verdure e farro. La dea protettrice dei cereali era Cerere. I Romani preferivano il farro all’orzo dei Greci anche perché un noto medico greco, Galeno, diceva che l’orzo era buono solo per i cavalli, mentre il farro era più nutriente. Per questo l’orzo veniva mangiato solo durante le carestie. Il farro veniva consumato dopo la tostatura. Dalla macinazione del farro più avanti i romani iniziarono a ricavare una sostanza polverosa, la farina, il cui nome deriva appunto dal farro. Questo cereale veniva anche usato per preparare la polente dette puls. Quando Roma iniziò ad importare il frumento, intorno al IV secolo a.C. , poiché esso si macinava più facilmente del farro per fare la farina, la produzione del pane. Inizialmente il pane consisteva in un panetto non lievitato, duro e costoso, che in breve induriva. La lievitazione fu introdotta in un secondo momento e rese il pane più digeribile e morbido. Il lievito si otteneva mescolando il mosto con miglio e lasciando fermentare per un anno, oppure il mosto con la crusca a facendo macerare 3 giorni per poi far essiccare al sole. Solo in seguito sarebbe stato prodotto quello di birra.
La clientela era molto numerosa per questo si iniziarono a produrre molti tipi di pane, come il pane scuro, integrale, bianco e tenero oppure pane al burro o con la frutta. Ma anche pane alle uova, al latte, o con il succo di uva. Venivano quindi prodotti anche pani dolci e morbidi come l’artolaganus fatto con farina fine bianca, miele, vino, latte, olio, frutta candita e pepe nero. Nacquero pasticcerie che producevano pani arricchiti con anice, semi di sesamo che si facevano aderire alla crosta con del vino bianco, e pani dolci a forma di animali per i bambini. Le impastatrici per preparare questi pani venivano azionate dagli schiavi.
I poveri ricevevano un chilo di pane semplice gratuito dalle autorità. Questo pane veniva prodotto dai fornai di Roma, e poiché in generale questo alimento era molto richiesto questo lavoro permetteva buoni guadagni e facile arricchimento. 
IL SATURNISMO  : si ritiene che le abitudini alimentari dei romani provocassero intossicazioni e avvelenamenti tra i ricchi romani. Infatti i romani cucinavano usando pentole di piombo, che è un metallo tossico, anche il vino veniva addolcito con Sali di piombo, anche gli utensili, i piatti e i bicchieri erano a base di piombo. Poi i Romani avevano l’abitudine di usare in modo eccessivo sale e pepe, e per aumentare i guadagni spesso i commercianti aggiungevano piombo al pepe. Inoltre i Romani mangiavano carne di animali morti di malattia o vecchiaia. Dall’analisi dello scheletro di resti di antiche abitanti di Roma si ritiene che quello romano fosse un vero e proprio avvelenamento da piombo, cioè essi erano malati di Saturnismo, che si manifesta con anemia, attacchi epilettici fino al coma, producendo danni ereditabili nelle generazioni successive. Il piombo può danneggiare il sistema nervoso e causare malattie del cervello e del sangue e altri problemi. Quindi secondo gli storici questa sarebbe la causa della follia di molti imperatori romani. 

ALCUNE RICETTE:
garum (plinio il vecchio, storia naturale) : Vi è ancora un altro tipo di liquido squisito, chiamato garum, ottenuto facendo macerare nel sale gli intestini di pesci e le altre parti che sarebbero da buttar via; il garum è perciò il marcio di materie in putrefazione. Un tempo si preparava col pesce che i Greci chiamavano garos; oggi quello più gustoso si fa dal pesce sgombro, nei vivai di Cartagine Spartaria. A parte i profumi, non c'è quasi altro liquido che sia divenuto più prezioso di questo: ha reso famosi anche i popoli. Gli sgombri vengono catturati in Mauritania e a Carteia, nella Betica, quando vi entrano provenendo dall'Oceano, né servono ad altro. Per il garum sono rinomate Clazomene e Pompei.

libum(Catone, De agricultura) : Trita in un mortaio 1 kg di formaggio di pecora; dopo averlo ben tritato, aggiungerai mescolando 500 g di farina o, se vuoi sia più soffice, soltanto 250 g di farina; aggiungerai un uovo e mescolerai bene. Poi formerai il pane; metterai sotto il pane alcune foglie di alloro; lo cucinerai lentamente su fuoco caldo coprendolo con un coperchio.
Torta di pere(Apicio, De re coquinaria) : Triterai pere lessate ripulite al centro con pepe,cumino,miele,vino passito, garum e un po' d'olio. Dopo avervi aggiunto uova, farai una torta,la cospargerai di pepe e la servirai.

Tiropatina(De re coquinaria) : Prenderai tanto latte quanto entrerà nel tegame, scioglierai latte con il miele quasi per farne un dolce al latte, metti 5 uova per sestiario ( 542 ml)  o 3 per emina (271 ml). Sciogli nel latte in modo da fare un corpo unico, cola in una Cumana ( terrina bassa con coperchio) e cuoci a fuoco lento. Quando sarà rappresa cospargi di pepe e servirai.

Bonne journée !

domenica 25 luglio 2010

Nuove datazioni nella storia dell’antico Egitto


Gli studiosi dell’università di Oxford hanno effettuato analisi con il carbonio-14 su 211 reperti di piante e  altri vegetali risalenti al periodo dell’antico Egitto per ricostruire la storia dell’antico impero, in questo modo è stato possibile confermare molte date storiche del regno con una precisione mai raggiunta prima, anche se in molti casi ancora non è possibile indicare una data precisa piuttosto di un intervallo di tempo. Per es. sembra che il regno antico non ebbe inizio intorno al 1530 a.C., ma già tra il 1570 e il 1544 a.C. . I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Science.

Fonte: [ www.galileonet.it ]

venerdì 23 luglio 2010

Chi è depresso vede i colori più opachi


L’università di Friburgo ha portato a termine delle ricerche sulla depressione i cui risultati sono stati riportati su Biological Psychiatry. E' stato dimostrato che la depressione influenza le capacità visive, infatti in chi è depresso i colori sono visti più opachi. Nei depressi i neuroni visivi funzionano di meno per questo i contrasti sono percepiti di meno e diminuisce la capacità di distinguere i colori.

mercoledì 21 luglio 2010

L'impollinazione entomofila ha origini molto antiche



Uno studio pubblicato sulla rivista britannica Biology Letters a giugno ha dimostrato che l’impollinazione entomofila del fico ha avuto origine oltre 34 milioni di anni fa.
Con l’uso del microscopio elettronico a scansione è stato possibile osservare un fossile di vespa del fico ritrovato nel 1920 nell’isola di Wight e si è dedotto che questo insetto è rimasto praticamente immutato per 34 milioni di anni.

Fonte: [ www.galileonet.it ]

martedì 20 luglio 2010

Il panda è stato carnivoro



Nel dicembre 2009 come riportato dalla rivista
inglese Nature è stato portato a termine il progetto di sequenziamento del DNA del panda gigante, ed è stato scoperto che il panda in passato è stato carnivoro. Infatti nel suo genoma è presente un gene divenuto silente, T1R1, che nei carnivori è responsabile della digestione della carne. Mentre non sono presenti i geni che permetterebbero la digestione del bambù di cui il panda si nutre.

 

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